Un futuro governato da salamandre?
Čapek è stato un grande scrittore ceco e in patria tutti lo conoscono già prima di arrivare a scuola perché ha scritto anche tante favole per bambini. In La guerra delle salamandre, pubblicato nel 1936, sono presenti tanti diversi stili: ci sono parti utopistiche (tutta la trama), tragiche (la terza parte fino al penultimo capitolo), storiche (Čapek è stato ispirato dal vero Andrias Scheuchzeri il cui scheletro era all’inizio considerato di un umano-testimone del dilluvio universale), filosofiche (l’ultimo capitolo), scientifiche, giornalistiche (riflessi della politica cecoslovacca, europea e mondiale) e, nonostante la tematica, anche tantissime umoristiche. Quest’opera è anche un’analisi socio-politica con una visione ora utopistica ora distopica dell’umanità, è una metafora impietosa della disumanizzazione dell’uomo: il quadro apocalittico descritto da Čapek investe la negatività di quegli aspetti umani, tra cui la convinzione della propria superiorità morale e intellettuale, che si nasconde sotto falsi alibi utili soltanto a soddisfare la sete inestinguibile di potere e di ricchezza che storicamente – e tragicamente – ha troppo spesso caratterizzato la natura umana. Le salamandre rispecchiano il lato oscuro dell’uomo: sono creature senza anima, intelligenti e meccaniche nel ragionare e nell’agire. La loro sopravvivenza dipende dall’uomo che le sfama e le sfrutta con fredda determinazione, fino a che la situazione si capovolgerà e la specie umana si troverà a rischio d’estinzione. Di fronte alla catastrofe annunciata, quale sarà l’atteggiamento umano?
La guerra delle salamandre