Formazione dell’autocoscienza femminile
Vero e proprio romanzo di formazione, fra i migliori dell’ultimo ventennio dell’Ottocento, esso fu apprezzato dai maggiori critici del tempo, che collocarono Neera «tra le voci più autorevoli d’Italia». Vi si narra la vicenda di una maturazione esemplare attraverso la crescita di una ragazza di provincia, dove il senso sacrificato e malinconico della vita si accorda perfettamente all’ambientazione in cui essa si svolge, in cui è lo svanire della giovinezza e del sogno d’amore.
Teresa è una giovane che aiuta nei lavori domestici la madre e vive con un padre burbero e rude. La sua volontà di unirsi in matrimonio con il ragazzo di cui si innamora incontra l’ostacolo del padre che vorrebbe vederla sposata ad un benestante del luogo. Teresa è contraria e attende che l’innamorato si faccia una posizione da avvocato. Ma ben presto l’attesa viene disullusa: il giovane, ormai preso dal lavoro e dalla nuova vita cittadina, non prova più interesse per Teresa, e presto la abbandona.
Tutto sembra crollare, invece a Teresa spetta la libertà di scegliere il proprio desino. La sua forza sono l’intelligenza dei sensi e la pazienza, grazie alle quali ha modo di prendere progressivamente coscienza di sé, in un confronto continuo con il proprio contesto di vita, apparentemente ostile, che la costringe a sintonizzarsi con l’esistenza stessa, nel suo normale fluire.
Le vicende di Teresa procedono dovendo continuamente affrontare un’esistenza non certo favorevole. Ma l’autrice non si abbandona alla compassione o alla commiserazione, con il suo messaggio compie un balzo in avanti, una premessa alle idee che troveranno maggiore sviluppo nel Novecento, anche attraverso la scrittura femminile. Come fu riconosciuto da attiviste come Sibilla Aleramo ed Ersilia Majno, che apprezzarono Teresa quale documento fondamentale della presa di coscienza femminile del tempo.
Teresa