Il libro che piace a papa Francesco
Il padrone del mondo è un libro distopico abbastanza particolare: narra di come sarebbe il mondo e la società se venisse a mancare la Chiesa Cattolica, se la religione fosse estinta sulla faccia della terra. Quando B. lo scrive, nel 1907, ha da poco compiuto 36 anni e da tre è diventato sacerdote cattolico dopo una lunga e sofferta conversione dall’anglicanesimo. La scomparsa della chiesa è stata resa possibile dall’inarrestabile ascesa al potere di Julian Felsemburgh, visto dall’autore come il cattivo, addirittura l’Anticristo senza però avere le caratteristiche perverse del male politico: non urla mai, non manifesta aggressività, non inveisce contro nessuno né si avventura in proclami roboanti. Al contrario si presenta come uomo del dialogo, in grado di tenere sotto controllo la propria emotività, mostrandosi in grado di un governo illuminato. In questo contesto la carità cristiana è sostituita dalla filantropia e al posto della fede si fa strada ciò che tutti chiamano l’”umanitarismo”. Solo il protagonista riesce ad avere una visione libera, vedendo il falso profeto nascosto dietro alla bontà e alla pace manifestata da Julian. Ma la lotta è dura e l’esito dello “scontro” lo si avrà al termine del romanzo. Testo dispotico, scritto prima dello scoppio delle due guerre mondiali, prima della rivoluzione sovietica, prima dell’avvento del nazismo, ma che descrive con lucidità e chiarezza ciò che è avvenuto nel ‘900 e ancora sta avvenendo. Un testo che ha raccolto l’interesse di papa Francesco che ci ha letto i rischi ideologici di chi, per sete di potere, si propone di cancellare le peculiarità dei singoli popoli abbattendone le differenze, cercando di imporre un pensiero unico all’interno di una strategia che ha come obiettivo l’annullamento della chiesa cattolica. Una lettura utile anche negli anni 2000, a più di 100 anni dalla sua prima uscita.
Il padrone del mondo