Pico della Mirandola

Discorso sulla dignità dell’uomo

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Il discorso sulla dignità dell’uomo può essere sicuramente ritenuto il manifesto dell’Umanesimo: un testo basilare che mette in luce il problema della libertà, della volontà, della determinatezza e il modo in cui affermarla. In definitiva è il testo che darà avvio alla “filosofia dell’uomo”.
Nel creato l’uomo è il centro, la formula riassuntiva, il vincolo e il sommario, il culmine e la conclusione. L’opera di Pico è prima ancora che un’opera di pensiero, un messaggio nuovo di fede nell’uomo e nella sua opera. Secondo la rinnovata visione umanistica di Pico della Mirandola l’uomo non viene collocato in alcun archetipo appositamente creato. Nessuno spazio o involucro potevano contenerlo. La provvidenza ha in serbo per l’uomo una grande occasione, una possibilità che nessuna creatura ha: quella di determinare la sua natura.
Egli può autodeterminarsi secondo la sua volontà. A lui solo è concesso di ottenere ciò che desidera. Egli solo può davvero essere ciò che vuole. L’uomo è un essere che ha la capacità di autodeterminarsi. Può scegliere. È capace di decidere lui il suo compito, il suo ruolo, cosa deve fare. Dio ha garantito all’uomo non una natura determinata ma un’indeterminatezza che è la sua natura. Essa si regola in base alla sua volontà, cioè al suo arbitrio. È l’uomo a forgiare il proprio destino, secondo la propria volontà, e la sua libertà da questo punto di vista è massima. Egli non è né animale né angelo, ma può essere l’uno o l’altro secondo ciò che desidera e ciò che vuole.
A distanza di diversi secoli resta il fascino di un’intuizione magnifica che si erge sulla libertà e sul gravoso ma benefico peso che l’uomo ha di stabilire da sé quale direzione impartire alla propria esistenza. Fare esperienza di vita: intellettuale, filosofica, spirituale.