Scritti alchemici

Tommaso d’Aquino

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Opera rara e di grande pregio, raccoglie due trattati del celebre dottore della Chiesa.
Già durante gli ultimi anni del suo insegnamento e dopo la sua morte, il complesso delle dottrine filosofiche e teologiche di san Tommaso d’Aquino suscitò sempre un ampio dibattito nella comunità intellettuale europea. Nel XVII secolo, poi, fu nuovamente al centro delle critiche per queste due sue opere sull’alchimia, da alcuni studiosi addirittura dichiarate non autentiche.
Come poteva – dicevano – un santo, un genio prestar fede all’alchimia che molti consideravano “opera del demonio” o quanto meno una fantasticheria?
È certo, invece, che San Tommaso conobbe l’alchimia, non soltanto perché fu discepolo di Alberto Magno, ma anche perché nel XIII secolo era una delle scienze più esatte – studiata come l’aritmetica, la cosmologia, la fisica e la musica – era la “chimica” dell’epoca e faceva parte del patrimonio scientifico di ogni uomo veramente erudito.
E Tommaso non la condannava affatto ma insegnava che essa, lungi dal poter trasmutare la materia, cambiarne la natura intima, fabbricando, per esempio, l’oro, poteva però modificarne i cosiddetti “accidenti”, le specie.

L’autore: Nacque nel castello di Roccasecca, presso Aquino, nel 1221; dopo aver studiato presso la facoltà delle Arti dell’Università di Napoli, entrò nell’ordine domenicano e frequento la facoltá di Teología a Parigi sotto la guida di Alberto Magno. Sempre a Parigi iniziò la carriera universitaria fino a diventare maestro reggente. Fu professore e poi teologo della corte pontificia. Morì a Fossanova nel 1274- Scrisse, fra l’altro, i commentari alle più importanti opere di Aristotele, la Summa contra gentiles e la Summa
theologiae.