“Diario di un curato di campagna” è, fra le opere di B., forse la più celebre, e quella nella quale l’autore ha raggiunto il miglior equilibrio fra immediatezza comunicativa e equilibrio formale.
« L’uomo che ha accettato una volta per sempre la terribile presenza del divino nella sua povera vita », cosi Bernanos definisce il protagonista del suo Diario di un curato di campagna. Il giovane prete di Ambricourt, questa disarmata figura di prete cattolico che si consuma fino al limite della tentazione nell’impari lotta con il male impersonato dalla tragica opacità del mondo borghese di uno sperduto villaggio della Fiandra. Egli non deve salvare soltanto se stesso ma anche le anime dei suoi parrocchiani che gli sono ostili, o lo accettano passivamente trascinandolo nelle loro ipocrisie. Giunge fin quasi al punto di abiurare, ma proprio sull’orlo della perdizione la coscienza della morte vicina lo salva. « Un corpo a corpo fra il soprannaturale e il mondo; ma il mondo non è mai stato sentito da Bernanos con una comprensione più potente e più tenera », cosi scrisse André Rousseaux del Diario di un curato di campagna, un romanzo che ha in sé fin dalle prime pagine una carica drammatica che si va facendo via via sempre più febbrile e compressa ed esplode poi, ad un tratto, in tutta la sua pienezza dinnanzi all’illuminazione.
Diario di un curato di campagna